Si trova a Ghemme, in provincia di Novara, ed è la prima distilleria di grappa a impatto zero in Italia. È la Francòli, «Con l’accento sulla o», sottolinea Valerio Francoli, quinta generazione di una famiglia che ha cominciato a distilla vinacce dal lontano 1875 a Campodolcino in Valtellina per poi spostarsi in Piemonte, e che, nel 1975, quando ancora il concetto di “riciclo” era lontano dalle menti e dalle coscienze della maggior parte della gente, ha cominciato un percorso irreversibile verso la sostenibilità.
«Da oltre quarant’anni essicchiamo la vinaccia già distillata per riutilizzarla come combustibile sia per la produzione del vapore acqueo utile alla distillazione, sia per il riscaldamento di tutte le strutture aziendali», racconta Valerio, l’export manager, incontrato a Gocce di Stilla, evento organizzato dall’Anag, l’Associazione italiana Assaggiatori grappa e acquaviti, per la valorizzazione della grappa. «Mio nonno e i suoi fratelli sono sempre attenti all’ambiente. Oggi nessuno si stupirebbe, ma negli anni 70 quando installarono i macchinari per essiccare la vinaccia in modo da poterla riutilizzare erano considerati dei visionari», racconta il 28enne Valerio che in quel tempo non era ancora nato. «In un nuovo impianto installato nel 2013, inoltre – spiega – generiamo tutta l’elettricità che serve in azienda e immettiamo in rete quella che non consumiamo».
Di virtuoso nel comportamento della Francòli c’è molto altro. Anche l’acqua non viene sprecata. «L’acqua utilizzata per il raffreddamento e la condensazione dei vapori alcolici da cui si ottiene la grappa, viene nuovamente incanalata da un sistema a cascata e reintrodotta nel circuito di raffreddamento», sottolinea. Infine, per far sì che la distilleria sia sostenibile al 100%, la Francòli ha aderito al protocollo LifeGate “Impatto Zero” per la riforestazione in misura pari alla CO2 immessa in atmosfera. «Nel 2006 l’azienda ha contribuito a ripiantare 22 ettari di foresta pluviale in Costarica. Queste piante assorbono C02 in misura un po’ maggiore delle nostre immissioni».
Non sono, però, biologiche le vinacce distillate. «Raccogliamo le vinacce in tutto il Piemonte stando attenti alla loro qualità. Una parte, invece, proviene dalla piccola produzione vinicola della nostra cantina che è più recente rispetto a quei distillati». «La famiglia del nonno si è trasferita dalla Valtellina a Ghemme dove ha cominciato a fare il vino grazie al signor Pierino Piantavigna. Così alla distilleria è stata affiancata una piccola produzione vitivinicola. Un anno fa siamo stati “stellati” dal Gambero Rosso dopo che per dieci anni di fila i nostri Ghemme e Gattinara Docg hanno ottenuto i tre bicchieri», dice con orgoglio il giovane Valerio tornato all’azienda di famiglia, che il padre Achille aveva lasciato in gioventù per seguire la sua passione diventando ebanista e restauratore di mobili, dopo un vagabondaggio lavorativo.
«Nonno Augusto aveva sempre cercato di infondermi il suo amore per la grappa portandomi sempre in distilleria – conclude Valerio -. A 18 anni ho cominciato a lavorare e, nei miei giri tra California, Nuova Zelanda e Australia, mi sono riavvicinato, per caso, al mondo del vino. Inoltre mi sono reso conto della bellezza dell’Italia e sono tornato a casa, prima lavorando due mesi all’anno nel negozio della distilleria e, poi, dopo aver dimostrato le mie qualità, perché non è che siccome fai parte della famiglia hai il posto assicurato, come export manager». Le grappe di Francòli, che produce sia grappe monovitigno sia blend, come la Barrique del Limousin, un blend di Nebbiolo, Dolcetto e Moscato, infatti, oltre ad essere apprezzate tra chi ha a cuore l’ambiente, sono anche molto apprezzate all’estero.