«L’acqua è una risorsa scarsa e sempre più strategica, tanto che ormai possiamo parlare di vero e proprio oro blu, causa non di rado anche di conflitti per l’approvvigionamento: il 25% della popolazione mondiale si trova, infatti, già oggi in una condizione di stress idrico, causata dall’evoluzione demografica, dalla crescente urbanizzazione e dai cambiamenti climatici. D’altronde l’Ocse ha stimato che entro il 2050 il 40% della popolazione sarà esposta al rischio di stress idrico, con una conseguente potenziale perdita del Pil mondiale pari allo 0,5%. Ed entro il 2030, la scarsità d’acqua in alcuni luoghi aridi e semi-aridi del mondo obbligherà tra i 24 e i 500 milioni di persone a spostarsi. Anche in Europa, in uno scenario di riscaldamento globale di +2˚C, il numero di persone con problemi di accesso alle risorse idriche potrebbe passare dagli attuali 85 fino a 295 milioni, principalmente nei paesi del Mediterraneo, a partire dall’Italia».
Esordisce così, in quest’intervista a Wise Society, Mauro Gallavotti, amministratore delegato del Gruppo Celli, azienda cento per cento italiana nata nel 1974 in provincia di Rimini e leader globale nel settore degli impianti e accessori per la spillatura di bevande con quasi 600 dipendenti, che esporta i propri prodotti in oltre 100 paesi nel mondo producendo un fatturato pro-forma 2019 di 130,1 milioni di euro (+20% rispetto al 2018). Un settore strategico per la lotta globale, ma ancora troppo embrionale rispetto a quanto sarebbe necessario fare, in favore di un mondo plastic free.
La plastica è, infatti, una delle piaghe ambientali che più richiedono un intervento immediato visto che la produzione di materie plastiche è aumentata in modo esponenziale negli ultimi cinquant’anni e che, secondo stime, entro il 2050 è destinata a produrre la cifra record di un milione di tonnellate di rifiuti, gran parte dei quali finirà in mare con conseguenze disastrose in termini di inquinamento, distruzione degli ecosistemi, ripercussioni sulla salute dei pesci, ma anche di quella di noi essere umani dal momento che tutta questa plastica rischia di entrare, sotto forma di microplastiche, anche nel nostro organismo tramite il pesce che mangiamo.
Crisi climatica e ambientale sono questioni che non possiamo più rinviare. Come un’azienda può e deve contribuire a questa battaglia contro il tempo? Perché gli conviene farlo?
L’attenzione alle tematiche legate alla sostenibilità ambientale e ai mutamenti climatici ha cambiato natura e portata negli ultimi anni: cittadini ed istituzioni sono sempre più attenti e consapevoli del proprio impatto sull’ambiente che li circonda, così come lo devono essere le aziende.
Il Gruppo Celli ha sempre promosso studi in questo ambito e, proprio con l’obiettivo di valorizzare l’acqua di rete e di ribilanciare un modello di consumo troppo orientato all’acqua in bottiglia, ha preso parte nel corso di tutto l’anno passato, come main partner, alla Community Valore Acqua di The European House – Ambrosetti, una piattaforma di alto livello multi-stakeholder sulla gestione delle risorse idriche come driver di competitività e sviluppo industriale, con l’obiettivo di avanzare proposte al Governo e al sistema paese.
I risultati del primo anno di lavori della Community sono stati presentati il 18 Marzo in un evento 100% digitale e il lavoro conclusivo della Community è stato raccolto nel Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia”, un decalogo di proposte d’azione per favorire lo sviluppo della filiera dell’acqua e l’incentivazione di pratiche circolari lungo tutta la filiera estesa dell’acqua, per individuare e favorire soluzioni innovative volte alla valorizzazione di questa risorsa.
Cosa è emerso dal libro bianco?
Che la gestione dell’acqua in Italia è fatta di luci e ombre. Abbiamo una rete infrastrutturale deficitaria e con un tasso di dispersione elevato: circa il 60% delle infrastrutture della rete idrica nazionale ha più di trent’anni, il 25% ha più di cinquanta e quasi la metà dell’acqua prelevata viene dispersa lungo la rete (rispetto al 23% della media Ue). L’Italia è in fondo alla classifica europea per investimenti nel settore idrico, con 40 euro per abitante all’anno, 60 euro in meno per abitante rispetto alla media europea: sarebbero necessari 3,6 miliardi di euro addizionali all’anno per allinearsi alla media europea e 12,2 miliardi all’anno per allinearsi alla media dei tre best performer europei, cioè Slovenia, Svizzera e Norvegia.
L’Italia è in 21ª posizione su 28 paesi considerati nell’Indice di sintesi “Valore Acqua per lo Sviluppo Sostenibile” con un punteggio di 4,91 su una scala da 1 a 10. La distanza tra il punteggio italiano e quello del best performer europeo – la Danimarca, con un punteggio di 7,45 – è di oltre 2,5 punti e sebbene l’Italia si posizioni vicino a paesi geomorfologicamente comparabili, come Spagna, Portogallo e Grecia, risulta in ultima posizione se confrontata con i “Big 5”, cioè Francia, Regno Unito, Germania e Spagna.
Inoltre siamo il Paese più idrovoro in Europa con 160 metri cubi d’acqua prelevata per uso potabile per ogni abitante all’anno, il doppio della media europea, due volte la Francia e quasi tre volte la Germania, e, con 188 litri pro capite annui, primi per il consumo di acqua minerale in bottiglia.
Queste le ombre. Le luci invece?
Una dotazione tecnologica all’avanguardia: oltre due terzi degli impianti di depurazione del Paese presentano un livello di tecnologia avanzata, rispetto al 40% della media Ue, e con 64 richieste di brevetto nel campo delle tecnologie ambientali nell’ultimo anno, l’Italia si posiziona al 5° posto tra i 28 paesi europei; ha consolidate competenze lungo la filiera dell’acqua: con 20 citazioni per pubblicazioni sul tema acqua, l’Italia si posiziona all’8° posto tra i paesi europei; può inoltre contare su una base industriale rilevante.
Cosa bisogna fare dunque?
Occorre promuovere con forza un’azione integrata per accompagnare la “transizione sostenibile” anche in Italia, similmente a quanto già avviene in alcuni paesi europei. La Community Valore Acqua per l’Italia ha realizzato un decalogo di proposte d’azione per favorire lo sviluppo della filiera dell’acqua e incentivare una gestione efficiente e sostenibile della risorsa acqua.
Ce ne riassuma qualcuna.
Per il Gruppo Celli questo obiettivo passa anche dalla valorizzazione dell’acqua di rete per riequilibrare un modello di consumo ancora troppo orientato a quella in bottiglia: è necessario sensibilizzare le istituzioni all’introduzione di incentivi fiscali per l’installazione di impianti di erogazione dell’acqua per la casa, l’ufficio, nel settore della ristorazione e all’interno dei condomini creando una cultura diffusa dell’acqua che favorisca un utilizzo più razionale ed efficiente della risorsa idrica, attuando scelte di consumo più sostenibili quali l’acqua di rete rispetto all’acqua in bottiglia.
Perché converrebbe a tutti i livelli un approccio del genere?
I fattori che determinano la sostenibilità nel consumo di acqua sono tre: carbon e water footprint e dispersione di rifiuti plastici. L’acqua di rete è estremamente più sostenibile: la componente aggiuntiva di CO2 e di acqua riconducibili al consumo di acqua di rete è complessivamente trascurabile. La CO2 prodotta per consumare un litro di acqua del rubinetto è costituita solo dall’energia consumata per la movimentazione e il filtraggio, mentre l’impronta idrica è praticamente equivalente all’acqua che consumiamo. Nel caso di acqua filtrata ed erogata attraverso appositi dispositivi l’impronta di CO2 e idrica si alza per considerare la produzione dei dispositivi stessi, ma la gran quantità di litri erogati durante la vita utile di questi sistemi riporta il dato medio per litro trascurabile.
Cè poi il tema della dispersione dei rifiuti: solo una bottiglia di plastica su cinque viene realmente riciclata, l’80% dei rifiuti presenti in mare è rappresentato dalla plastica e la maggior parte delle plastiche disperse hanno provenienza domestica. Il tempo necessario ad una bottiglia dispersa per decomporsi varia dai cento ai mille anni, l’alterazione degli ecosistemi marini ed oceanici è enorme e il bio-accumulo di microplastiche e delle sostanze chimiche contenute nella plastica risale tutta la catena alimentare attraverso plancton, invertebrati e pesci: oggi si stima che il 90% della popolazione di uccelli marini presenti tracce di plastica nel corpo.
Qual è la soluzione che come Gruppo Celli proponete?
Noi valorizziamo l’acqua di rete, che è già buona e sicura: non è quindi necessario dover ricorrere a filtrazioni estreme, quali l’osmosi inversa, che portano sia a uno spreco d’acqua che all’impoverimento dell’acqua stessa, che poi necessiterebbe di una re-mineralizzazione intenzionale mirata a riequilibrarne il contenuto salino. L’acqua del rubinetto ha già degli standard elevati e le azioni di filtrazione e affinamento dei nostri sistemi ne innalzano ulteriormente la qualità. La microfiltrazione non impoverisce l’acqua, anzi, mantiene inalterati i valori di sali minerali e migliora le caratteristiche organolettiche e il gusto dell’acqua di rete.
I filtri a carbone attivo che utilizziamo hanno la capacità di assorbire il cloro e tutte le sostanze trattenibili per via chimico-fisica nei micro-pori del carbone, che si presenta in forma di atomi di carbonio di origine vegetale, in polvere (pre-coat). I nostri filtri sono in grado di rimuovere sapori, odori, torbidità, cloro, con grado di filtrazione 0.5 micron e con azione antibatterica dovuta alla presenza nel carbone di una speciale miscela di ioni di argento. Inoltre, scegliamo il filtro più adatto in base alla qualità dell’acqua in entrata rilevata per ciascuna installazione.
La sostenibilità, oltre che un qualcosa di etico, è anche un’opportunità di business. Com’è vissuta dalla vostra azienda questa opportunità?
Il payoff del nostro marchio è “The sustainable drinking experience” e la nostra visione è basata sul trionfo della spillatura: attraverso le tecnologie digitali e il nostro patrimonio industriale, proponiamo un nuovo modo di consumare bevande, basato su una nuova e coinvolgente esperienza all’insegna della sostenibilità ambientale.
Viviamo in un’epoca di contrasti e paradossi, instabilità e incognite senza precedenti, di digitalizzazione e accelerazione esponenziale che portano l’impresa a ripensare il proprio ruolo come motore di sviluppo, innovazione e crescita, attore di progresso sociale ma soprattutto costruttore di sostenibilità. Il nostro consumo di acqua è maggiore della capacità della Terra di rigenerare questa risorsa. A fronte di questo, crescita demografica, progresso economico, sprechi e inefficienze rendono l’acqua una risorsa ancora più scarsa e preziosa.
Non una moda del momento, ma un vero e proprio credo, in un momento storico dove è assolutamente attuale parlare di sostenibilità ambientale e di come il nostro stile di vita può avere conseguenze sul mondo in cui viviamo. I consumatori sono sempre più dinamici, evoluti ed attenti all’impatto dei propri consumi sull’ambiente. L’utilizzo di impianti di erogazione d’acqua microfiltrata risponde ad una richiesta del mercato in continua crescita che sta portando ad una vera e propria rivoluzione nei consumi. Infatti anche una semplice azione come quella di bere una bevanda può essere fatta in maniera più sostenibile: attraverso il superamento del contenitore monouso e l’utilizzo di sistemi di erogazione.
Inoltre, dopo il lockdown che abbiamo vissuto, è necessario pensare alla ripartenza in termini green: oggi è chiaro a tutti quanto il bene comune sia il bene di ognuno. Una vita sostenibile è l’unica strada realisticamente percorribile: dal Covid al clima.
Quali sono i vantaggi effettivi della bevande alla spina?
L’impatto dell’imballo, dell’imbottigliamento, del trasporto delle bottiglie, così come lo smaltimento dei rifiuti dopo il consumo; un erogatore di acqua comporta un impatto ambientale 300 volte inferiore rispetto alle bottiglie di plastica, sia in termini di produzione che di trasporto e smaltimento. La bevanda erogata è per sua natura una scelta sostenibile, anche se oggi a livello mondiale soltanto il 5% delle bevande vengono consumate alla spina. C’è ancora molto da fare, ma il futuro è il beverage dispensing.
Cioè?
Lo sviluppo di prodotti digitalizzati, interattivi e smart in grado, grazie ai nuovi sistemi di riconoscimento digitale quali ad esempio QR code, Nfc, tag, che si trasformano in potenti strumenti di marketing o di business management, di ampliare e arricchire l’esperienza di consumo e di avere allo stesso tempo informazioni importanti per la gestione del proprio business grazie alla raccolta di dati direttamente dalla macchina.
Tutto questo porta a forme innovative di dispensing, con nuovi modelli di vendita e distribuzione. In quest’ottica si inserisce il lancio di Acqua Alma Point: grazie a un’apposita App è possibile autenticarsi e connettersi all’erogatore intelligente, associare al proprio profilo una borraccia che, grazie al sistema Nfc, viene riconosciuta a ogni connessione, mostrando la geolocalizzazione degli Acqua Alma Point e presentando all’utente i livelli di idratazione, i consumi, le ricette preferite e le promozioni attivate. L’acqua può essere inoltre arricchita con aromi e minerali rispondendo così alle esigenze di personalizzazione dei consumatori di oggi o essere utilizzata anche nei condomini con il servizio Acqua Alma Green Building.
Grazie all’App si può inoltre misurare il proprio risparmio economico e l’impatto ambientale delle proprie azioni. Una grande comodità che fa bene all’ambiente contribuendo a creare un mondo più verde e pulito.